Quando Beyoncé fece il playback in mondovisione
Domani, finalmente, Joe Biden si insedia alla Casa Bianca e prende definitivamente il posto di quello lì. Direte: ma non son mesi che ha vinto le elezioni? Sì, ma negli Stati Uniti funziona così. Che non siano del tutto normali lo sappiamo già. Ma ora non ci interessa.
Senza il Covid, agli insediamenti dei presidenti americani ci sono centinaia di migliaia di persone, il Presidente fa un discorso, giura, poi la sera sono previsti balli e tutta una serie di cerimonie.
In tutto questo, ovviamente, c’è anche il momento dell’inno. (Gli americani lo cantano anche prima del calcetto ai salesiani, tipo). Quest’anno tocca a Lady Gaga. Nel gennaio 2013 (quindi al secondo Obama) toccò a Beyoncé. Chi meglio di lei per un presidente afroamericano, la cui moglie ha una passione per la cantante. Ma chi meglio di Beyoncé in generale, via.
Però, anche se è strano a pensare a un però in una situazione del genere, Beyoncé cantò in playback. Immaginatevi le polemiche. Tra puristi della perfezione e razzisti che non solo dovevano sorbirsi altri quattro anni di un Presidente negro, ma che dovevano vedere anche una cantante scurina che non ha il coraggio di cantare live il simbolo della grande Nazione americana. E ci furono le polemiche, eccome. La cantante si giustificò col clima freddo, con l’indisponibilità di fare prove, e anche con la paura di sbagliare davanti a Obama. E’ umana anche lei. Ma non importa neanche questo.
La cosa bella avvenne pochi giorni dopo. Iniziò una conferenza stampa facendo alzare in piedi tutti i giornalisti e cantando, live, l’inno nazionale. I giornalisti sono impazziti, e anche io quando l’ho ascoltata. Non dico altro, se non di gustarsi questi poco più di due minuti:
Any question?